Le Cicatrici

Cicatrice da tatuaggio

Autore: dott.ssa Tania Basile  30/09/2020


I tatuaggi, ormai, sono parte della cultura occidentale e rappresentano un segno distintivo per le generazioni che ne hanno riscoperto il fascino e l’utilità negli ultimi decenni. Nonostante lo charme, il tatuaggio rimane una tecnica rischiosa e spesso dagli effetti collaterali poco piacevoli se effettuato da mani non esperte ed in condizioni di scarsa igiene e disinfezione. In particolare il tatuaggio ha sviluppato una stretta correlazione con le cicatrici divenendone in parte responsabile ed in parte la cura. Questa tecnica difatti consiste nell’ iniezione di inchiostro nei tessuti sottocutanei attraverso aghi che provocano piccole ferite che si risolvono di norma in breve tempo. Esistono anche i casi in cui la guarigione della ferita incontri difficoltà che determinano infezioni e insorgenza di cicatrici visibili e permanenti sulla pelle. Di rimando il tatuaggio viene utilizzato anche per coprire cicatrici particolarmente evidenti nascondendo sotto la “body art” gli inestetismi della pelle.

Il tatuaggio e la storia

Il tatuaggio fu introdotto in occidente probabilmente nel IV-V secolo a.C. da mercanti provenienti dall’Asia Centrale o dai soldati greci e macedoni impegnati in Asia Minore. Il tatuaggio però non venne accolto positivamente nel mondo greco-romano è fini per essere destinato a marchiare gli schiavi ed i ladri. Ancora peggio nel medioevo, il tatuaggio fu bandito da Papa Adriano I e sopravvisse come pratica solo tra la classe militare o negli strati sociali meno abbienti.

Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si affermò la credenza che il tatuaggio fosse correlato con una personalità violenta e delinquenziale, così come il noto criminologo Lombroso aveva stabilito nei suoi trattati. Fino alla seconda metà del ‘900 il tatuaggio rimaneva circoscritto ai detenuti ed ai soldati mentre, per cultura, nelle popolazioni indigene dell’Australia e degli arcipelaghi polinesiani quest’arte non aveva conosciuto alcuna interruzione, tutt’altro si era consolidata come segno distintiva dello status dell’individuo oltre che come forma di arte.

Il tatuaggio come cicatrice

La tecnica del tatuaggio è stata, nel corso del tempo, variegata e difforme. Il principio cardine, però, è rimasto pressoché simile ed alla base delle moderne tecniche utilizzate dai moderni tatuatori. La procedura implica l’introduzione sotto gli strati più esterni della cute di sostanze chimiche capaci di alterare la pigmentazione della cute producendo un effetto visibile e chiaro. L’introduzione dell’inchiostro, o di altri materiali, è effettuato con dispositivi elettrici che presentano aghi capaci di penetrare nella pelle e depositare il pigmento nella stessa producendo piccole ferite. A questo punto le cellule del derma trattengono il pigmento semi solido introdotto producendone un effetto permanente nel tempo. Le cicatrici derivanti da questo processo tendono a scomparire nel giro di pochi giorni o settimane lasciando visibile il pigmento sottocutaneo introdotto artificialmente.

Questo processo di cicatrizzazione può, se non trattato adeguatamente, condurre a complicanze di vario genere comprese infezioni che possono diventare responsabili di disordini della pigmentazione, cicatrici antiestetiche, nonché una modificazione della sensibilità della pelle nell’area tatuata. Le cicatrici da tatuaggio possono altresì insorgere anche a causa di una reazione allergica alla sostanza iniettata; quest’ultima generando eruzioni cutanee, prurito diffuso, infiammazioni ed inspessimento della pelle finisce per cronicizzarsi nelle conseguenti cicatrici. Se le reazioni allergiche non sono sempre prevedibili le infezioni possono essere contenute osservando un rigido comportamento nelle ore e soprattutto nei giorni successivi all’intervento del tatuatore. Il lavaggio con sapone neutro o di sostanze disinfettanti oltre a ridurre il prurito ed il dolore evitano che nell’area si formino infezioni. Lo stesso atteggiamento cautelativo deve essere mantenuto nei confronti dei raggi solari non propriamente benevoli per le cicatrici e per il processo di cicatrizzazione in genere.

Il tatuaggio per nascondere le cicatrici

Il rapporto tra tatuaggio e cicatrici, come visto, è controverso e non sempre positivo. Esistono però delle applicazioni mediche del tatuaggio chiamate, ad esempio, a ridisegnare l’areola de capezzolo in caso di mastectomia, ridefinire i tratti dell’occhio, ricostruzione di ciglia e sopracciglia ed anche il camouflage dell’alopecia. Nel caso in esame l’utilizzo del tatuaggio per coprire cicatrici atrofiche, ipertrofiche e cheloidi particolarmente evidenti rappresenta una dimensione nel legame tra il tatuaggio e le cicatrici. In questi casi il ruolo del tatuaggio è quello di nascondere sotto il disegno l’imperfezione estetica dipingendo sul corpo figure o tratti che aiutino la mimetizzazione dell’inestetismo.


Cicatrici tatuaggio da dermoabrasione

Spesso i tatuaggi raccontano un momento della nostra vita o delle nostre emozioni pertanto non è inusuale che ci si penta o non si sia soddisfatti del risultato finale e si voglia procedere con la rimozione. In tal caso esistono diverse tecniche di rimozione e le più adoperate sono riconducibili a tecniche laser o dermoabrasive. La possibilità che si formino cicatrici con la tecnica laser sono ridotte benché nei soggetti predisposti alla formazione di cheloidi ci sia una possibilità concreta che la pelle sviluppi tale disturbo. Al contrario con la dermoabrasione la pelle subisce una esfoliazione degli strati superficiali con l’intenzione di rimuovere ogni traccia di inchiostro. Come prevedibile, la dermoabrasione comporta la formazione di cicatrici che se non trattate o se riferite a tatuaggi di grandi dimensioni possono provocare effetti estetici particolarmente rilevanti.

Fonti:

-          Rei Ogawa, Total Scar Managment, Springer, 2020.

-          Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019