Le Cicatrici

Cicatrice infiammata dopo mesi

Autore: Pasquale Ambrosio 30/12/20

Le cicatrici sono il risultato di un processo di proliferazione di tessuto fibroso chiamato a riparare una lesione traumatica o patologica. Questo processo si configura con la produzione di nuovo tessuto e l’esaurimento dello stesso con la totale riparazione della lesione. Nonostante ciò, esistono casi in cui le cicatrici si riattivano a distanza di tempo, infiammandosi, riattivando il dolore, spesso cronicizzandolo, e altri aspetti negativi, come intorpidimento, prurito e rossore, che incidono sulla corretta funzionalità dei tessuti e sulla qualità della vita in generale.

Le cause di queste condizioni sono, spesso, da attribuire alle aderenze. Quest’ultime si formano nei tessuti profondi creando connessioni tra tessuti in precedenza non connessi tra loro. Le aderenze provocano nel tempo dolore e disfunzionalità dei tessuti, soprattutto se consideriamo l’aspetto attinente alle terminazioni nervose.

L’approccio migliore per risolvere il problema è il consulto medico. Insieme al proprio dottore è possibile stabilire, di caso in caso, la gravità della condizione ed il trattamento specifico necessario. Nel caso di aderenze è generalmente indicato l’intervento chirurgico finalizzato alla rimozione delle stesse e alla prevenzione della recidiva. Le cicatrici possono essere riattivate anche da cattive posture, sforzi eccessivi o patologie che vanno ad intaccare la stabilità del tessuto fibroso della cicatrice.


Quanto tempo ci vuole per guarire una cicatrice?

Il tempo di guarigione di una ferita è un processo lungo e suddiviso in diverse fasi. Anche dopo l’apparente guarigione di una ferita, quest’ultima tende a maturare e rimodellarsi per un periodo che può variare da pochi mesi a più di due anni. Il motivo risiede nella continua attività del tessuto fibroso di nuova formazione che produce nuova elastina e collagene ed è interessato da una progressiva vascolarizzazione dell’area.

Le principali fasi del processo di cicatrizzazione possono essere riassunte in:

  • Fase 1. Questa fase si dipana nell’arco delle 48/72 ore dopo l’evento traumatico. Si forma un coagulo per fermare l’emorragia di sangue e costituire una prima barriera di riparazione e difesa dagli agenti patogeni esterni. Le dimensioni della ferita vengono sensibilmente ridotti per favorire ed accelerare la cicatrizzazione.
  • Fase 2. Nella seconda fase i fibroblasti iniziano a produrre nuove fibre collagene ed elastina. La lesione viene riparata e in circa 2 settimane la crosta del coagulo di prima formazione lascia spazio al nuovo tessuto. La velocità di guarigione è legata alla predisposizione individuale, alla zona del corpo in questione ed a fattori esterni anche di tipo patogeno.
  • Fase 3. La fase 3 è un lungo processo che può durare anche 2 anni ed è caratterizzato dalla continua produzione di elastina e collagene e rimodellamento della cicatrice. L’organismo, in questa fase, cerca di ripristinare l’innervazione e la rete vascolare dei nuovi tessuti.


Come non far rimanere la cicatrice di un graffio?

Per le piccole lesioni il processo di cicatrizzazione ha un iter sicuramente più lineare e costante nonostante ciò bisogna prestare attenzione a disinfettare la ferita nelle prime fasi della guarigione e proteggere la cicatrice nel corso di tutto il processo. Sebbene la predisposizione individuale, la zona del corpo e la cura della ferita siano determinanti per il processo di cicatrizzazione, bisogna considerare che alcuni fattori esterni come l’esposizione alla luce solare siano un pericolo ed un problema da non sottovalutare.

Per i piccoli graffi e le lesioni superficiali, difatti, l’esposizione alla luce solare può generare una alterazione della pigmentazione della cute rendendo visibili anche piccoli graffi. Coprire la cicatrice con un cerotto o con i vestiti fino alla completa maturazione è la migliore cura per far si che il nuovo tessuto non vada incontro a discromie con il tessuto circostante rendendosi visibile ed antiestetico.


Quanto tempo ci mette una cicatrice a diventare bianca?

Il lasso temporale che va dalla lesione al completamento della seconda fase della cicatrizzazione è in genere compreso tra i 5 ed i 15 giorni. In questo periodo la proliferazione del nuovo tessuto giunge ad un temporaneo completamento e manifestandosi con una pigmentazione rosacea accesa rispetto al resto della pelle. Nel corso delle settimane e dei mesi successivi, a seconda della grandezza della cicatrice, il colorito tende ad uniformarsi con il tessuto circostante nonostante, sul lungo periodo, protenda a sbiancarsi sempre più generando discromia con il tessuto limitrofo.

In alcuni punti del corpo dove la cicatrizzazione è più difficile, come zona sternale, schiena e articolazioni, la maturazione delle cicatrici segue un percorso più complesso che in molti casi conduce a cicatrici evidenti ed antiestetiche anche a distanza di anni.


Quando si formano i cheloidi?

I cheloidi sono cicatrici guarite in modo anomalo ovvero dove vi è una produzione eccessiva di tessuto fibroso che si manifesta con antiestetiche protuberanze e peduncoli. In genere la tendenza a sviluppare cheloidi è influenzata da fattori genetici, come predisposizione individuale o di gruppo etnico, o a causa della predisposizione di alcune aree del corpo rispetto ad altre.

Il fenomeno è dovuto ad una eccessiva proliferazione dei fibroblasti nel derma profondo che a loro volta producono una quantità eccessiva di collagene. La zona dell’orecchio, il volto, e la zona del tronco sono parti del corpo suscettibili alla formazione di cheloidi; un esempio è rappresentato dalla cicatrice del parto cesareo o da acne e cicatrici da piercing.

I cheloidi possono essere trattati mediante gel, creme o cerotti in grado di contenere il problema nelle fasi iniziali. Quando il cheloide cresce in modo incontrollato è necessario un intervento chirurgico per, eventualmente, rimodulare la cicatrice.


Come eliminare una cicatrice ipertrofica?

Le cicatrici ipertrofiche sono cicatrici che presentano una produzione eccessiva di nuovo tessuto che si configura con un moderato sopraelevamento della nuova cute rispetto ai tessuti circostanti. La cattiva proliferazione può essere causata da diversi fattori che vanno dalla predisposizione individuale ad una cattiva cura della propria cicatrice.

Eliminare una cicatrice ipertrofica è un percorso non sempre lineare e semplice. Se nelle prime fasi è possibile applicare cerotti al silicone o iniezioni di cortisonici per far regredire il fenomeno, nelle situazioni più complesse è necessario intervenire con trattamenti laser, chirurgici o di medicina estetica.

La prima fase, con trattamenti di creme e gel ad applicazione topica, possono essere accompagnate da massaggi e compressione continua della cicatrice. I trattamenti più complessi, invece, necessitano, spesso, di ausili meccanici per rimuovere la pelle in eccesso, come nella dermoabrasione, o strumenti laser o che contemplano l’emissione di radiazioni a bassa intensità.


Come prendersi cura di una cicatrice?

Prendersi cura della propria cicatrice è il primo vero passaggio per una corretta guarigione priva di effetti indesiderati e risultati antiestetici finali.

Le fasi da seguire per una corretta cicatrizzazione sono:

  • Detersione e disinfezione

La detersione e la disinfezione della ferita devono avvenire in modo continuato 2/3 volte al giorno evitando di frizionare e applicare eccessiva forza sulla zona. È importante fare si che la ferita rimanga sempre asciutta dopo i trattamenti evitando bagni prolungati.

  • Massaggio lenitivo

Prendersi cura della propria cicatrice significa anche massaggiare l’area più volte al giorno aiutandosi con creme e prodotti appositi a base di vitamina E, aloe, germe di grano e olio di mandorla, tutte sostanze utili per il processo di guarigione. Il massaggio aiuta anche la microcircolazione e riduce il rischio di formazione di cicatrici ipertrofiche e cheloidi.

  • Protezione

La protezione è una delle fasi fondamentali e presuppone che le cicatrici non venga esposta ai raggi diretti del sole o a sbalzi importanti di temperatura, soprattutto a fonti di calore eccessivo.


Come trattare le cicatrici dopo un intervento chirurgico?

Dopo un intervento chirurgico il principale pericolo per le cicatrici è legato alle infezioni. Per tale ragione dopo un intervento la pulizia e la disinfezione della ferita rappresentano un passaggio obbligato e fondamentale.

Per gli interventi più complessi, dove la cicatrice può essere di maggiori dimensioni, è il personale sanitario stesso a occuparsi della disinfezione e cambio bendaggio della ferita ogni 3/4 giorni per le prime settimane oppure presso lo studio medico di famiglia. Per le cicatrici di minor entità la disinfezione e il cambio del bendaggio possono avvenire in casa seguendo le regole di igiene di base per questo tipo di lesioni.

Il consiglio di evitare l’esposizione ai raggi solare è sempre valido in queste situazioni ed inoltre bisogna prestare attenzione a non esporre la ferita a fonti di contaminazione patogena. Sono, per cui, sconsigliati i bagni, incluse piscine, SPA, ecc., nonché l’esposizione diretta della lesione al contatto con oggetti, superfici o semplicemente alle mani.


Come capire se una ferita sta facendo infezione?

L’infezione delle ferite è una condizione comune ma generalmente passeggera e di facile risoluzione con l’applicazione di farmaci ad applicazione topica o ad assunzione orale. Tuttavia in alcuni casi l’infezione può proliferare esponendo l’area, e raramente il soggetto, a ripercussioni importanti sulla salute che possono condurre alla morte nei casi più estremi.

I segni per riconoscere una ferita infetta sono:

  • Febbre oltre i 38°
  • Sensazione di malessere generale in seguito alla lesione
  • Drenaggio di liquidi maleodoranti, purulenti e di colorito anomalo
  • Gonfiore della ferita nelle settimane successive al trauma
  • Cute perilesionale calda
  • Mancanza di funzionalità e movimento
  • Rossore della pelle nell’area perilesionale
  • Aumento del dolore e dolore persistente nelle settimane successive


Cosa mangiare per far chiudere una ferita?

Le abitudini alimentari sane e corrette sono note di come abbiano un impatto benefico significativo sul nostro organismo. Allo stesso modo il cibo può essere importante per il percorso di guarigione delle ferite accelerandone il processo.

Una classificazione dei cibi che favoriscono la cicatrizzazione include:

  • Cibi con vitamina C – (frutti freschi, in particolare gli agrumi, verdure ed ortaggi freschi, patate novelle)
  • Cibi ricchi di ferro – (legumi, carne, cereali integrali, vegetali a foglia verde)
  • Cibi ricchi di vitamina B – (uova, formaggi, vegetali a foglia verde, asparagi, banane, frutta secca)
  • Cibi ricchi di vitamina K – (pesce, carne di manzo, vegetali a foglia verde)
  • Cibi ricchi di zinco – (ostriche, frutti di mare, funghi, fagioli, frutta secca, granchio)

Fonti:

-          William W. Huang, Christine S. Ahn, Clinical Manual of Dermatology, Springer2020.

-          Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

-          Rei Ogawa, Total Scar Managment, Springer, 2020.

 



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