Le Cicatrici

Cicatrici provocate dai brufoli

Autore: dott.ssa Tania Basile  23/09/2020

L’acne è un problema molto diffuso e comune che può trasformarsi nel peggiore incubo nel caso in cui il disturbo si manifesti in maniera diffusa e continuata creando un disagio fisico ed estetico per i soggetti interessati. Se l’acne è una manifestazione comune e transitoria per molti adolescenti, in molti altri casi si concretizza come problema cronico in età adulta che a lungo termine può danneggiare la qualità della vita a causa delle cicatrici che, spesso, rimangono sulla pelle.

Le cicatrici da acne si presentano come depressioni sulla superfice della pelle e sono identificabili nella categoria delle cicatrici atrofiche. Il fenomeno è causato da una cattiva proliferazione dei fibroblasti necessari alla ricostruzione dei tessuti in conseguenza del trauma. La scarsa produzione di collagene, che rappresenta la principale proteina deputata alla costituzione del tessuto connettivo, investe il processo di ricostruzione del nuovo dermain modo diretto determinandone un’inadeguata capacita di colmare lo spazio interessato precedentemente dall’infiammazione da acne.

Le cicatrici dell’acne sono comunemente associate al viso nonostante siano molto comuni anche in altre aree del corpo dove l’acne tende a concentrarsi come spalle e zona presternale. La presenza di una diffusa area ricca di cicatrici da acne è motivo di disagio psico-fisico per i pazienti soprattutto quando è il viso ad esserne interessato. Superata la fase adolescenziale dove i brufoli tendono a concentrarsi nella zona di fronte e naso nella fase adulta il disturbo tende a colpire la zona inferiore del viso danneggiando la cute delle guance e del mento con conseguenze poco piacevoli sul piano estetico.

Il trattamento di queste cicatrici è affidato a diverse tecniche che possono essere riassunte nell’intervento chirurgico, nell’applicazione o assunzione di determinati farmaci o nella medicina estetica mininvasiva. L’introduzione di moderne tecnologie e materiali consente oggi a medici estetici, chirurghi estetici e dermatologi di operare in aree delicate come il viso con un ampio margine di sicurezza nella riuscita dei trattamenti. L’evoluzione di strumenti di precisione, inoltre, permette di raggiungere anche aree delicate e difficili da trattare oltre che con risultati decisamente positivi e spesso risolutivi per il paziente.

Contrastare le cicatrici da acne

Per contrastare la formazione delle cicatrici da acne è necessario innanzitutto richiedere un consulto medico nel corso del rashcutaneo al fine di individuare un trattamento capace di limitare l’infiammazione provocata al limite delle ghiandole sebacee generando come conseguenza comedoni, papule, cisti e pustole. Evitare di schiacciare i brufoli rappresenta un primo ed importante passaggio da seguire mentre l’applicazione di creme e infiltrazioni di antibiotico possono aiutare a contenere il fenomeno infiammatorio e limitare il successivo danno estetico sulla pelle.

Come descritto, le cicatrici da acne non rappresentano una vera e propria patologia bensì un difetto estetico. Il problema si impone all’attenzione del soggetto quando questa limitazione estetica favorisce lo sviluppo di disturbi psicologici legati al disagio ed alla difficoltà di accettare la propria condizione. A tal punto è necessario individuare un trattamento appropriato per intervenire sulla cute e riportarla alla sua naturale condizione.

Tra i metodi di intervento più diffusi il trattamento topico rappresenta uno dei meno invasivi. In questi casi il medico si concentra sull’utilizzo di prodotti capaci di stimolare la produzione di collagene indispensabile alla formazione del tessuto necessario per riempire le depressioni. Diffuse sono, ad esempio, le sostanze a base di acido glicolico, acido salicilico o acido retinoico sebbene possano portare ad effetti indesiderati anche importanti e siano fortemente sconsigliati in caso di gravidanza. Il limite di questo tipo di intervento è il risultato spesso non sufficiente a riportare la pelle del paziente alla propria naturalezza costringendo il medico ad orientarsi a metodi più radicali. La riuscita della terapia è anche connessa alla gravità della condizione del soggetto, alla profondità delle depressioni ed alla diffusione su particolari aree del viso e del corpo.

In forte aumento è l’utilizzo della tecnica del peeling chimico. Quest’ultima rappresenta una soluzione maggiormente invasiva per il soggetto ed è finalizzata all’esfoliazione degli strati superficiali dell’apparato tegumentario con lo scopo di indurre la produzione di nuovo tessuto elastico e tonico. Il trattamento può risultare doloroso e provocare bruciore intenso; elimina le naturali barriere cutanee contro i raggi solari rendendo la pelle vulnerabile per cui è sconsigliato dopo un intervento di peeling chimico l’esposizione al sole.

Simile al peeling chimico nel concetto di fondo è la microabrasione. Questa tecnica prevede la rimozione meccanica della pelle introno alle cicatrici al fine di levigare e livellare le aree colpite e renderle lisce ed uniformi. Il trattamento si configura come indolore nonostante per il trattamento di cicatrici molto profonde sia necessario procedere con una tecnica di dermoabrasione maggiormente invasiva e dolorosa ma che garantisce risultati ottimali ed importanti. Questi interventi di dermoabrasione consentono inoltre di riattivare la produzione di collagene nella zona trattata appellandosi dunque ad un principio cardine della medicina estetica.

Nel campo dei trattamenti laser, invece, le soluzioni sono innumerevoli e differenti tra loro. Difatti, in questo campo sono state elaborate numerose tecniche che in modo del tutto differente riescono a garantire un risultato definitivo in poco tempo. Se il laser frazionato agisce sulla creazione di microlesioni in specifiche aree per stimolare la produzione di nuovo tessuto connettivo, il laser resurfacing punta, tramite una procedura simile alla microabrasione, al livellamento delle superfici e delle cicatrici. Altri laser invece sono capaci di stimolare la produzione di nuovo collagene senza la necessità di danneggiare i tessuti sottostanti e che interessano le cicatrici.

In combinazione con la tecnica laser sta prendendo piede la tecnica del subcision ovvero l’utilizzo di speciali lame capaci di provocare piccole lesioni, e dunque nuove cicatrici, al disotto della zona depressa. La formazione del nuovo tessuto connettivo è mirata al sollevamento della zona superficiale delle cicatrici per riportarla al livello naturale della pelle. Questo tipo di intervento non garantisce sempre risultati ottimali per via della differente risposta dei soggetti ai processi di ricostruzione del tessuto connettivo. Rimane una soluzione poco precisa sebbene in combinazione con il laser garantisca risultati soddisfacenti e definitivi.

Il filler, infine, può rappresentare una soluzione sia economica che esteticamente esauriente sebbene l’utilizzo di particolari sostanze non garantisca un risultato definitivo sul corpo. Si tratta di trattamenti che prevedono l’iniezione di materiale riempitivo nelle aree depresse, materiale che generalmente è rappresentato dall’acido ialuronico mentre meno frequente è l’uso di adipe. Quest’ultima tecnica rientra nella categoria dei lipofillig ovvero iniezioni di grasso proveniente da un’area donatrice dello stesso paziente. Al contrario dell’acido ialuronico, che tende ad essere riassorbito dall’organismo nell’arco di 6/8 mesi, l’adipe viene assorbito solo per il 30% del totale e assicurando, dunque, un risultato permanente.

Fonti:

-          William W. Huang, Christine S. Ahn,Clinical Manual of Dermatology, Springer2020.

-          Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

-          Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.

-          Rei Ogawa, Total ScarManagment, Springer, 2020.

-          Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019



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