Le Cicatrici

Cicatrice Diastasata

Autore: dott.ssa Tania Basile  10/07/2020

Le cicatrici, come noto, sono la conseguenza di una lesione che può essere provocata da un trauma o da un intervento chirurgico. Meno nota è la diversa conformazione che può assumere una cicatrice a causa di una cattiva cicatrizzazione che può portare a ferite irregolari, con una diversa colorazione o con eccesso o difetto di tessuto connettivo. La cattiva cicatrizzazione può essere dovuta a diversi fattori siano essi di natura meccanica, ovvero legati all’ eccessivo movimento o ad altri fattori di disturbo, o legati all’ esposizione a irradiazione, ovvero esposizione alla luce solare e a particolari terapie ed esami clinici. Anche le carenze delle riserve nutrizionali, così come alcune patologie come il diabete o l’anemia nonché l’azione di alcuni farmaci come i corticosteroidi ed i FANS.

I problemi legati alla cicatrizzazione, dunque, producono effetti sul regolare recupero della ferita producendosi principalmente in inestetismi ma anche altri problemi come le aderenze, ovvero la formazione di tessuto fibroso, al di sotto della cute, tra due aree anatomiche che di norma non sono collegate tra loro. Se cicatrici ipertrofiche e cheloidi sono note ai più, meno conosciute sono le cicatrici diastasate che possono essere considerate come cicatrici atrofiche sebbene quest’ultime includano differenti tipi di errata cicatrizzazione.

Come suggerisce il termine, le cicatrici diastasate rappresentano quelle cicatrici dove i margini della ferita sono distanti tra loro mentre il tessuto cutaneo si presenta come non rilevato ed eccessivamente fragile, pelle biancastra e aspetto simile ad una smagliatura. La diastasi, appunto, è l’allontanamento tra due tessuti, o strutture, normalmente vicine proprio come nel caso dei margini della ferita. In presenza di questo tipo di cicatrice, il tessuto chiamato a riconnettere i due lati della ferita sono insufficienti a garantire una corretta guarigione per cui la lesione tende ad aprirsi generando lo stiramento e l’assottigliamento dei tessuti già di per sé deboli e incapaci recuperare adeguatamente la condizione di normalità.

Le cicatrici diastasate sono, generalmente, poco frequenti e identificano solo una percentuale trascurabile di casi. I dati relativi alle cicatrizzazioni interessate da diastasi riguardano usualmente pazienti soggetti da anemia, astenia o patologie analoghe mentre ancora più rari sono i casi in cui il fenomeno si presenta in soggetti sani a causa di temporanee incapacità dell’organismo di far fronte al processo cicatriziale. Tra le possibili cause di diastasi delle cicatrici rientrano anche diabete e collagenopatie. È stata registrata inoltre una maggiore incidenza del problema agli arti inferiori e superiori oltre che al cuoio capelluto a causa dei ripetuti movimenti che interessano queste aree e alla particolare sottigliezza dei tessuti.

Seppur poco frequenti, le cicatrici diastasate rappresentano, oltre che un problema estetico, anche un concreto rischio di recidiva della ferita con la possibilità di insorgenza di infezioni o altri spiacevoli imprevisti. Il parere medico, per questi casi, diventa particolarmente importante per definire l’origine e la gravità del problema e definire un’azione mirata alla definitiva rimozione degli ostacoli che impediscono una corretta guarigione. Il reintegro del collagene e la stimolazione del processo di ricostruzione dei tessuti possono rappresentare una soluzione alla stabilizzazione della cicatrice sebbene l’intervento chirurgico è maggiormente indicato sia per la riduzione del volume del tessuto cicatriziale sia perché favorisce un recupero immediato e definitivo del problema.

L’intervento risiede nell’asportazione del tessuto distrofico e nell’esecuzione di una sutura estetica con la ricostruzione dei tessuti danneggiati. Se sono coinvolti tessuti a diversi livelli di profondità, suture sottocutanee ed intradermiche permettono un perfetto accostamento dei margini della ferita e le condizioni per una completa guarigione in tempi ridotti. L’intervento è ambulatoriale o in day hospital e solitamente non si protrae per 30/40 minuti, oltre a non comportare rischi o particolari possibili effetti collaterali.

Nella fase di guarigione è importante proteggere la cicatrice per evitare infiammazioni o l’insorgere di ulteriori problemi nel processo di guarigione. La luce del sole, in particolare, rappresenta un rischio per le cicatrici a causa dei raggi UV che possono compromettere il corretto processo di guarigione. Per almeno 6/12 mesi dall’intervento è sempre opportuno non esporre le aree interessate al sole oppure proteggerle con indumenti, cerotti solari, creme con un alto fattore di protezione e gel al silicone. Oltre alla possibilità di alterazioni e squilibri dell’epidermide o dello strato più profondo del derma, i raggi UV possono modificare la normale pigmentazione della pelle. Il tessuto cicatriziale, difatti, essendo delicato e fragile è particolarmente sensibile all’esposizione solare e genera una risposta immediata che può condurre ad una ipopigmentazione della pelle, ovvero uno “scolorimento” della pelle, oppure ad un processo di iperpigmentazione, cioè una maggiore produzione del pigmento melanina che scurisce la pelle.

 

 Fonti: 

-          William W. Huang, Christine S. Ahn,Clinical Manual of Dermatology, Springer2020.

-          Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

-          Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.



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