Le Cicatrici

Frattura dell’ omero

Autore: dott.ssa Tania Basile  25/03/2020

L’omero è un osso del braccio ed è compreso tra il gomito e la spalla dove è collegato per mezzo della testa omerale, situata nell’epifisi prossimale, ovvero una “sfera” che rappresenta la parte conclusiva dell’omero che è accolta nella cavità glenoidea. Il punto di giuntura tra l’omero, la clavicola e la scapola costituisce l’articolazione della spalla legata mediante l’opera di muscoli, tendini e legamenti e definita articolazione scapolo-omerale. Nella parte inferiore l’omero è collegato attraverso l’articolazione del gomito a radio e ulna mentre il corpo dell’osso è definito diafisi.

 

Fratture o traumi dell’ omero: diagnosi

L’omero, come le altre ossa degli arti, è fortemente esposta a fratture o traumi in concomitanza con cadute, incidenti o traumi di vario genere. La frattura si accompagna, generalmente, a dolore intenso ed edema ben visibile nella zona dell’avambraccio oltre alla perdita totale della funzione del braccio stesso. La diagnosi viene effettuata mediante radiografia e la stessa è capace di rilevare tutte le lesioni a livello scheletrico mentre può essere richiesta anche la TAC nel caso di fratture scomposte che richiedano un intervento di osteosintesi invasivo o l’impianto di protesi chiamate a rimpiazzare la parte di osso che non è possibile più ripristinare.

La frattura dell’omero non è una delle più frequenti rappresentando solo il 5% delle fratture totali registrate. Nonostante il dato, la percentuale delle fratture dell’omero sale nei soggetti con età avanzata o tra le donne soprattutto in presenza di osteoporosi. La differenza di età non incide solo sulla percentuale dei casi, ma soprattutto sul tipo di frattura che tra i più giovani è generalmente localizzata nella diafisi dell’omero e conseguenza di traumi violenti, incidenti o cadute. Nei soggetti anziani solitamente la frattura è conseguenza da caduta, del naturale movimento della mano e del braccio a proteggersi dalla caduta che colpisce generalmente il collo chirurgico dell’omero. Nell’80% dei casi la frattura prossimale dell’omero riguarda donne con osteoporosi mentre la frattura della zona distale rappresenta circa il 40% delle fratture totali dell’omero ed il 30% delle fratture localizzate nell’articolazione del gomito.

 

Frattura omero dei bambini

Nei bambini la frattura dell’omero è spesso conseguenza di una caduta particolarmente violenta o di un incidente e rappresenta un percentuale trascurabile dei casi totali. Nei bambini le procedure di intervento riguardano quasi esclusivamente trattamenti conservativi e poco invasivi per cui possiamo parlare di una modalità di azione ben diversa rispetto agli adulti. Nei bambini, difatti, il processo di accrescimento scheletrico e la capacità di recuperare in modo rapido rispetto agli adulti permettono interventi non cruenti e manovre delicate per riportare le fratture nella corretta posizione e procedere al bloccaggio dell’arto mediante bendaggio atto ai fini di reggere il braccio così da non farlo muovere troppo. Nel caso di fratture scomposte si procede, solitamente, con intervento di osteosintesi medianti fili di Kirschner percutanei o sottocutanei ed una fase di recupero compresa tra i 25 ed i 35 giorni. In età infantile gli errori dovuti al posizionamento non ottimale da intervento conservativo sono compensati nel tempo dalla crescita dell’osso.

 

Frattura omero adulti

Negli adulti la modalità di intervento varia al variare della gravità della frattura e può riassumersi in chirurgica e non chirurgica. Se la frattura è semplice e composta, o nel caso la frattura scomposta possa essere facilmente riportata nella propria sede, si procede con interventi non invasivi che puntano ad immobilizzare l’arto mediante gessi, tutore con fascia antirotatoria e fasciatura molle. In tutti i casi nell’arco di 3-4 settimane la frattura tende a recuperare e permettere un graduale recupero della funzionalità dell’arto mediante fisioterapia. Il recupero definitivo delle funzionalità si attesta da 30 giorni a 3 mesi a seconda dell’età e dei singoli casi.

Nel caso di fratture scomposte o pluriframmentarie si rende necessario l’intervento chirurgico chiamato a ricomporre l’osso e rimuovere i frammenti che non possono essere più recuperati. L’intervento di osteosintesi viene effettuato in anestesia generale e prevede l’utilizzo di diverse tipologie di intervento.

 

Frattura omero: l’intervento chirurgico

Uno degli interventi più diffusi è quello che prevede l’utilizzo di fili di Kirschner e viti posizionati nell’area della frattura per via percutanea, o sottocutanea, e agganciati, se necessario, esternamente ad un supporto in metallo. La seconda tipologia di intervento prevede invece l’utilizzo di placche e viti con le quali si provvede a fissare l’osso alla placca ricomponendo la frattura. La placca, sottocutanea, funge da supporto all’osso, soprattutto nei casi in cui si presenti un quadro complesso e di difficile soluzione con i fili di Kirschner. Nel caso in cui l’osso sia particolarmente danneggiato, nel caso di patologie a carico dell’apparato scheletrico o nel caso ci siano impedimenti nella corretta fusione delle parti si rende necessaria la rimozione della parte danneggiata e la sostituzione con una protesi che ripristini la corretta funzionalità dell’omero. In alcuni casi si ricorre, invece, ai chiodi endo-midollari che vengono inseriti dentro la cavità midollare assicurando stabilità all’omero e permettendo una corretta saldatura.

Come già descritto, il periodo di recupero dall’intervento è compreso tra le 3 e le 4 settimane dopodiché è necessario intraprendere un percorso di riabilitazione che va da 1 a 4 mesi per riacquisire la piena funzionalità dell’arto. Molti video ai fini della comprensione del funzionamento dell’intervento sono reperibile online considerando che le tecniche oggi sono moltissime; spesso vengono effettuati proprio dei video interventi infatti il paziente può vedere l’intervento tramite monitor poiché l’intervento al braccio non richiede anestesia totale.

Per quanto riguarda la cicatrice posta nella parte esterna del braccio verticalmente lunga poco meno di un palmo l’ importante è che non ci sia infezione, infiammazione  o raccolte sierose sottocutanee, questa acquisterà l'aspetto definitivo dopo 6-12 mesi da trauma.

 

Frattura omero riabilitazione

Nel caso di frattura composta il programma riabilitativo inizia già dopo la prima settimana dall’intervento con movimenti pendolari e cauti esercizi atti a preservare la mobilità dell’articolazione scapolare. Dopo il controllo radiografico, generalmente a 30 giorni, il protocollo riabilitativo per la frattura dell’omero prevede il rinforzo di cuffia dei rotatori, stabilizzatori della scapola e propriocezione.

Agli esercizi pendolari vanno, dunque, accompagnati esercizi di riattivazione dell’articolazione scapolo-omerale nonché recupero del trapezio superiore e dell’elevatore della scapola che durante il periodo di immobilizzazione risentono fortemente dell’inattività. Dopo 6/7 settimane dall’operazione, con il parere del chirurgo, è possibile affiancare agli esercizi passivi una serie progressiva di esercizi attivi nel protocollo riabilitativo per recuperare gradatamente la piena funzionalità dell’arto. Il recupero definitivo avviene generalmente dopo 4 mesi dall’intervento e dal 5° mese si possono riprendere eventuali attività sportive o lavori impegnativi dal punto di vista dello sforzo fisico.

Il periodo di recupero è da intendersi con l’astensione totale dalle attività lavorative e sportive fino al definitivo recupero. L’inabilità temporanea da frattura è retribuita dall’INAIL nella percentuale del 60% per i primi 90 giorni per poi passare al 75% nei giorni seguenti. Per quanto riguarda l’infortunio invece l’INAIL prevede una franchigia del 6% sopra la quale è riconosciuto un indennizzo. Le fratture singole solitamente non superano tale soglia ma è da valutare che eventuali complicazioni o danni come anchilosi e cicatrici possono accrescere il punteggio permettendo di superare la franchigia. Il punteggio riconosciuto per la frattura dell’omero è di 4 punti, dunque al di sotto della franchigia ma se l’infortunio è avvenuto per responsabilità del datore di lavoro il risarcimento è previsto anche al di sotto dei 6 punti.

 

Fonti:

  • Attilio Mancini, Clinica ortopedica. Manuale-atlante, Piccin-Nuova Libraria 2018.
  • Federico A. Grassi, Ugo E. Pazzaglia, Giorgio Pilato, Manuale di ortopedia e traumatologia, Elsevier 2012.


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