Le Cicatrici

Frattura femore: intervento, riabilitazione, complicazioni

Autore: dott.ssa Tania Basile  30/03/2020

La frattura del femore è uno degli eventi traumatici più gravi per il nostro organismo e può avere conseguenze pesanti soprattutto per le persone anziane. Questa condizione clinica, nella maggioranza dei casi, interessa soggetti con oltre 65 anni di età con una percentuale di incidenza prossima al 90%. Per la gravità del trauma è necessario ricorrere al ricovero ospedaliero ed il 30% del totale dei casi sviluppa complicanze mediche di varia natura che possono mettere a repentaglio la vita stessa del paziente. È di fatto molto alto il dato relativo alla mortalità a causa della frattura del femore che va dal 15 al 25% e supera il 30% nei soggetti con più di 70 anni. Il 75% di tutte di questo tipo di fratture riguarda donne mentre la mortalità, tra il sesso femminile, è paragonabile ai decessi causati dal tumore al seno. L’aumento dell’aspettativa di vita nel nostro paese ha fatto si che il numero dei casi di frattura del femore sia in costante e continuo aumento.

Che cos’è il femore?

Il femore è l’osso più lungo e resistente del corpo umano; è situato tra l’anca, con la quale forma l’articolazione coxofemorale, e la rotula determinando, insieme alla tibia, l’articolazione del ginocchio. La parola femore viene dal latino femor e cioè il termine utilizzato per definire la coscia. La struttura del femore, come quella di altre ossa, si divide in epifisi prossimale, cioè la parte del femore prossima all’anca; diafisi, il corpo centrale dell’osso; epifisi distale, ovvero la parte inferiore del femore in prossimità dell’articolazione del ginocchio. L’epifisi prossimale ospita la testa ed il collo del femore che rappresentano il punto di intersezione del femore con il cotile dell’anca formando, come già detto, l’articolazione della stessa. Condilo ed epicondilo mediali e laterali, invece, costituiscono insieme alla superficie patellare e la fossa intercondiloidea il punto di contatto con la patella e la tibia nell’articolazione del ginocchio, la più complessa dello scheletro umano.

Le fratture del femore più comuni sono quelle a carico della diafisi o della testa dell’osso: nel primo caso la frattura riguarda la rottura del corpo del femore, generalmente a causa di cadute, traumi violenti o incidenti, mentre il secondo caso è il più comune nei soggetti con perdita della solidità dell’osso a causa dell’età avanzata o osteoporosi ed altre patologie a carico dell’apparato scheletrico. La testa ed il collo del femore, per la loro particolare conformazione, si fanno carico del peso del corpo in modo non ottimale, ovvero non potendo scaricare il peso del tronco, della testa e degli arti superiori in modo verticale sulla diafisi del femore. Questa condizione provoca, nel tempo, usura dell’articolazione ed espone la testa ed il collo dell’osso a fratture di vario genere che possono interessare la base della testa, il collo oppure la frattura di collo e testa del femore dal piccolo e grande trocantere e vengono suddivise in fratture mediali e fratture laterali.

 

Fratture del femore composte o scomposte

Le fratture possono presentarsi composte o scomposte e mostrare peculiarità che ne determinano diagnosi ed interventi differenti. In presenza di frattura generalmente c’è la tendenza alla tumefazione e gonfiore dei tessuti dell’area interessata, impossibilità di muovere la gamba e rimanere in piedi nonché un dolore circoscritto alla zona interessata che può avere intensità variabile a seconda della gravità del trauma. In caso di frattura scomposta è possibile anche che l’osso laceri i tessuti fuoriuscendo, con gravi conseguenze, o che provochi la rotazione della gamba e del piede.

La diagnosi viene effettuata attraverso esame radiografico che è sufficiente per evidenziare ogni possibile frattura; esiste la possibilità, però, che ai sintomi avvertiti dal paziente non venga riscontrata una evidenza nella radiografia per cui si procede attraverso la manovra di Wood che consiste nella percussione delle rotule e auscultazione nella zona pubica attraverso fonendoscopio che è in grado di rilevare la differente trasmissione del suono tra il femore sano ed il femore fratturato. Nel 95% dei casi la manovra di Wood è in grado di individuare anche le fratture occulte più difficili da rilevare attraverso l’esame radiografico. TAC e RMN sono esami diagnostici più complessi e più dettagliati che sono utilizzati per la diagnosi delle fratture occulte e per la pianificazione degli interventi più complessi.

Successivamente alla diagnosi è necessario intervenire chirurgicamente entro le 24/48 ore successive al fine di evitare complicazioni del quadro clinico del paziente. L’operazione è chiamata a ripristinare la funzionalità dell’arto e predisporre le condizioni per un rapido recupero del soggetto che altrimenti rischia di incorrere in piaghe da decubito, infezioni urinarie, disturbi respiratori, problemi circolatori, patologie psichiche o di altra natura. Per quanto riguarda la tipologia di intervento si fa riferimento oltre all’entità del trauma anche all’età ed al sesso del paziente.

 

Frattura femore intervento

Nella frattura della diafisi femorale, nella maggior parte dei casi, si procede all’inserimento di chiodi endomidollari che sono chiamati a stabilizzare l’osso e permettere un rapido recupero nonché un rinforzo del corpo dell’osso. Nel caso in cui la frattura sia invece localizzata tra il trocantere e la testa si preferisce la rimozione della stessa e l’inserimento di una protesi che garantisca, oltre al rapido recupero, una maggiore solidità dell’epifisi prossimale del femore evitando possibili fratture future. Nel caso in cui il soggetto sia ultrasettantenne è generalmente preferita l’artroprotesi ovvero la sostituzione dell’intera articolazione coxofemorale compreso, dunque, l’acetabolo dell’anca. Nei soggetti particolarmente giovani l’inserimento di protesi viene limitato preferendo una contenzione della frattura e l’ausilio di placche e chiodi deputati a mantenere l’osso stabile permettendo una calcificazione naturale della frattura.

 

Frattura femore riabilitazione

In seguito all’intervento chirurgico la riabilitazione assume un valore centrale al fine di ridurre le possibili complicazioni. In primis il protocollo prevede, durante la prima settimana, esercizi di respirazione e continui cambi posturali ma non è permesso alzarsi o camminare e dunque caricare pesi sull’arto operato. Dalla seconda settimana è possibile alzarsi ed iniziare ad effettuare esercizi di potenziamento muscolare e mobilità articolare sia passivi che attivi. Il protocollo di riabilitazione include anche la necessità di strutturare il recupero sulle condizioni, l’età, il peso e le eventuali patologie del paziente con l’intento di pianificare interventi personalizzati. È determinante, ai fini del recupero, anche il tipo di frattura che, se articolare, prevede un periodo più lungo rispetto a fratture della diafisi femorale. Il recupero definitivo può variare da pochi mesi ad un anno a seconda del quadro clinico del paziente e dalle eventuali complicazioni.

 

Frattura femore complicazioni

Le complicazioni, appunto, sono una delle conseguenze più comuni in seguito alla frattura del femore; queste possono variare da un limite psicologico determinato dallo shock e dalla paura fino a trombosi ed insufficienze cardiache, urinarie e finanche la morte anche a distanza di oltre 2 anni. Negli adulti e nei giovani la complicazione più comune è legata al mancato recupero della funzionalità dell’arto che porta a “zoppicare”. Negli individui con più di 70 anni la percentuale di complicazioni raggiunge percentuali importanti e spesso collegata con delirio post operatorio. È stato rilevato che questa particolare condizione è correlata con l’insorgenza di demenza nel 90% dei casi.

 
Frattura femore cicatrici

Le cicatrici dopo un intervento di frattura al femore andrebbero trattate giornalmente applicando creme o gel idratanti massaggiando delicatamente su tutta la lunghezza, tutto ciò servirà per renderle più morbide e meno rilevate rispetto la cute. Se ci si espone al sole va usata invece una crema solare protettiva 50+.

  • Attilio Mancini, Clinica ortopedica. Manuale-atlante, Piccin-Nuova Libraria 2018.
  • Federico A. Grassi, Ugo E. Pazzaglia, Giorgio Pilato, Manuale di ortopedia e traumatologia, Elsevier 2012.


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