Le Cicatrici

Tiroidectomia e Cicatrice Tiroide

Autore: dott.ssa Tania Basile  12/06/2020

La cicatrice della tiroide si presenta generalmente di lunghezza variabile dai 4 ai 10 centimetri posizionata alla base anteriore del collo poco sopra il punto di giunzione tra la clavicola e lo sterno. La sua posizione rende questo tipo di cicatrice particolarmente antiestetica e motivo di disagio sebbene negli ultimi decenni la medicina abbia sensibilmente migliorato le tecniche d’intervento e di sutura di tali ferite. La cicatrice della tiroide è diretta conseguenza della tiroidectomia ovvero un intervento chirurgico chiamato a rimuovere, del tutto o in parte, la tiroide. La rimozione della tiroide può essere legata a disfunzioni della ghiandola stessa, alla presenza di noduli tiroidei, gozzo, ipertiroidismo o cancro alla tiroide. Tali manifestazioni cliniche interessano oltre il 20% della popolazione in Italia e nel mondo occidentale si presentano come le patologie più diffuse. Tra queste, l’ipotiroidismo è la disfunzione più comune e può presentarsi sotto diverse forme; la tiroidite di Hashimoto è la forma di ipotiroidismo con maggiore incidenza e si manifesta come reazione autoimmune del nostro organismo. Generalmente, le cause dell’ipotiroidismo sono da ricercare nello scarso apporto di iodio nella dieta, condizione molto comune nei paesi sottosviluppati.

A cosa serve la tiroide?

La tiroide è uno degli organi più importanti del nostro organismo. Determina:

  • la sintesi proteica,
  • la temperatura corporea,
  • il battito cardiaco,
  • il metabolismo,
  • lo sviluppo dello scheletro e del cervello

nonché numerose altre funzioni fondamentali nei meccanismi del corpo umano. È per tali motivi che la disfunzione della tiroide, spesso, generi prodotti riconoscibili sia negli effetti del metabolismo che nel corretto funzionamento dei due organi più importanti: il cuore ed il cervello.

Malfunzionamento della tiroide, esami da eseguire

In presenza di sospetti disturbi legati al malfunzionamento della ghiandola tiroidea il medico predispone, in genere, esami del sangue per rilevare gli ormoni tiroidei T3, T4 e l’ormone ipofisario TSH, ecografia della tiroide, test degli anticorpi tiroidei, scintigrafia e agobiopsia. Il primo esame di norma è quello visivo legato all’analisi palpatoria della zona tiroidea. Questo spettro di esami è fondamentale effettuare una diagnosi ed individuare la patologia in essere e determinare le terapie e gli interventi più appropriati per condurre ad una risoluzione del problema.

Tiroidectomia intervento chirurgico

In assenza di terapie farmacologiche appropriate, la tiroidectomia diventa la soluzione chirurgica necessaria per risolvere il problema e consiste nell’incisione dei tessuti del collo per poter raggiungere la ghiandola tiroidea o le masse tumorali sviluppatesi nell’area. In presenza di carcinoma generalmente vengono asportati anche i linfonodi prossimi alla tiroide al fine di prevenire la diffusione delle cellule maligne. Tra le tipologie di intervento quello convenzionale è il più diffuso e comporta una incisione che può raggiungere anche i 10 centimetri mentre attraverso una tiroidectomia endoscopica, ovvero un intervento mininvasivo, le incisioni necessarie per raggiungere la ghiandola rimangono di dimensioni contenute entro i 2 cm. Esistono anche tecniche che non prevedono l’incisione del collo bensì l’ingresso dalla zona ascellare.

Essendo la tiroidectomia effettuata in anestesia generale, il paziente solitamente necessita di almeno un giorno di ricovero in ospedale o comunque fino alla scomparsa dei sintomi dell’anestesia. Oltre alla sutura della ferita viene applicato spesso un drenaggio per far si che il sangue e gli altri fluidi non si accumulino nell’area ma che vengano raccolti all’esterno. Il drenaggio viene rimosso dopo circa 24 ore dall’intervento e tendenzialmente in prossimità delle dimissioni del paziente. I giorni successivi all’intervento possono portare dolore e prurito della ferita e questa condizione tende a scomparire nell’arco di 7/10 giorni.

Per permettere una perfetta guarigione della ferita è consigliabile mantenere la sutura pulita e disinfettata ed è indispensabile che l’acqua non bagni l’area fino a che la ferita non si mostri guarita. Nel processo di guarigione la ferita deve essere adeguatamente coperta con garza e nastro medicale o altri presidi dedicati. Il bendaggio deve essere sostituito quotidianamente e prima di applicare una nuova garza è indispensabile pulire e disinfettare la ferita. Per accelerare il processo di guarigione è indicato idratarsi sufficientemente e favorire l’apporto adeguato di valori nutritivi nonché evitare il fumo che rappresenta un possibile rallentamento del processo cicatriziale. Come ogni cicatrice, inoltre, è necessario evitare l’esposizione dell’area alla luce del sole se non coprendo la zona con bendaggi, cerotti specifici o creme con fattore di protezione elevato SPF 30 o maggiore.

Un ostacolo alla guarigione è rappresentato anche da movimenti e/o sforzi eccessivi: se da un lato i piccoli movimenti possono aiutare ad alleviare il dolore, evitando l’assunzione di antidolorifici, dall’altro è necessario fare attenzione, soprattutto nei giorni successivi alla tiroidectomia, a movimenti che possano inficiare la condizione della ferita determinandone la riapertura o difficoltà nel processo cicatriziale. Prendersi cura della propria cicatrice significa anche osservare con attenzione la formazione di infezioni o condizioni di rischio come l’indebolimento della voce, tosse eccessiva, intorpidimento dell’area, difficoltà a mangiare o deglutire, che potrebbero rappresentare un campanello d’allarme da far presente immediatamente al proprio medico.

Guarigione cicatrice

Per una definitiva guarigione della cicatrice è necessario un tempo di almeno 6/12 mesi durante i quali, però, è possibile verificare come il recupero dell’intervento stia procedendo. Non è inusuale, difatti, la formazione di cheloidi o cicatrici ipertrofiche che possono rendere particolarmente visibili le ferite da tiroidectomia. Inoltre, in questi casi, il tessuto cicatriziale tende ad assumere una pigmentazione più scura, rispetto all’area circostante, che può intensificarsi maggiormente dopo l’ esposizione al sole. Il trattamento di questo tipo di cicatrici prevede l’utilizzo di creme o cerotti al silicone. Le creme vanno applicate almeno due volte al giorno mentre il cerotto può essere mantenuto fino alla successiva applicazione di un nuovo cerotto e nel complesso la terapia deve prevedere almeno 40 giorni di utilizzo continuato. Per contenere la proliferazione dei fibroblasti responsabili della crescita sproporzionata di tessuto cicatriziale possono essere effettuate anche infiltrazioni di corticosteroidi per 6/10 sedute. Davanti al persistere della situazione si ricorre generalmente al chirurgo plastico che è chiamato a ripristinare la condizione dei tessuti della cicatrice.

Fonti:

-          Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

-          Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.



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