Le Cicatrici

Cicatrice da Calazio

Autore: Pasquale Ambrosio 19/10/20

La condizione di infiammazione di alcune ghiandole palpebrali, note come ghiandole di Meibomio, è alla base della manifestazione del calazio, un disturbo che si configura come una cisti nella parte centrale della palpebra particolarmente antiestetica e fastidiosa. La risoluzione di questo problema può essere legata sia ad un fisiologico recupero della funzionalità delle ghiandole sia ad una cura farmacologica che aiuti questo processo. Quando il calazio persiste alle cure farmacologiche si interviene chirurgicamente; un intervento che lascia una cicatrice di qualche millimetro sulla palpebra anche se, in molti casi, l’intervento può avvenire nella parte interna della palpebra senza lasciare alcuna traccia visibile.

Cos’è il calazio

Il calazio è un lipogranuloma dovuto alla infiammazione, e la conseguente ostruzione, di una o più ghiandole di Meibomio. Quest’ultime sono localizzate nelle palpebre ed hanno la funzione di secernere sostanze lipidiche, il mebo, deputate a costituire lo strato più esterno del film lacrimale. Lo scopo principale è dunque riconducibile alla funzione di difesa dell’epitelio corneale, del contenimento dell’evaporazione della componente acquosa della lacrima monitorando la corretta idratazione della cornea. Il mebo svolge una funzione affine a quella del sebo sulla pelle ed è parte del processo fisiologico comune a tutte le ghiandole sebacee.

Nel caso in cui i dotti esecretori delle ghiandole si ostruiscano vi è un accumulo ed un ristagno di secrezioni lipidiche che vanno a costituire la tumefazione tipica del calazio sulla palpebra. Generalmente il dotto delle ghiandole si libera in modo naturale facendo regredire il calazio con l’espulsione o il riassorbimento delle secrezioni intrappolate nella ghiandola. Se l’occlusione del dotto rimane la tumefazione assume dimensioni crescenti ostacolando la normale funzionalità della palpebra disturbando il campo visivo e la corretta formulazione chimica del film lacrimale che evaporando, a causa della mancanza della componente lipidica, provoca la condizione dell’occhio secco.

Le cause

Le cause del calazio possono essere collegate a diversi fattori ed uno dei più comuni è individuabile nella scarsa igiene dell’occhio. In questo caso tutti i risultati di scarto della pelle nonché agenti esterni costituiscono la causa di occlusione dei dotti della ghiandola di Meibomio. Gli ormoni rappresentano un altro importante fattore scatenante controllando, quest’ultimi, la densità lipidica delle secrezioni delle ghiandole. Una maggiore densità del mebo, difatti, può condurre ad una occlusione dei dotti.

È importante sottolineare come nel processo di formazione del calazio intervengano anche le abitudini alimentari, che se troppo ricche di grassi influenzano la densità dei lipidi secreti, nonché fattori infiammatori collegati alla blefarite. Il calazio può presentarsi anche come una condizione diffusa a più ghiandole di Meibomio soprattutto quando ci sono particolari patologie che ne favoriscono la formazione. Queste condizioni possono essere ricondotte alla presenza di leishmaniosi, elevati livelli di lipidi nel sangue, tubercolosi, dermatite seborroica ed acne rosacea.

Sintomatologia del calazio

L’accumulo di mebo all’interno delle ghiandole tende ad assumere la forma di una cisti e si consolida nel corso di un lungo processo che ne determina un progressivo aumento delle dimensioni. La “cisti” ha sintomi che sono strettamente correlati al grado di infiammazione della ghiandola per cui se nelle fasi iniziali rimane pressappoco invisibile e indolore nel corso del tempo diventa fortemente antiestetica provocando la sensazione di pressione sull’occhio o della presenza di un corpo estraneo. Nel caso il calazio sia accompagnato da dolore è probabile che sia in corso un attacco batterico o, meno frequentemente, virale.

Come curare il calazio

Nella maggior parte dei casi questo disturbo regredisce spontaneamente nel giro di qualche settimana e fino ad un paio di mesi. È altresì possibile però che il tappo lipidico, o di altra natura, occludente il dotto della ghiandola non si esaurisca spontaneamente per cui diventa indispensabile l’intervento di un oculista. Sulla base di una serie di accertamenti, tra cui anche la biopsia per escludere formazioni tumorali, l’oculista stabilisce la diagnosi e pianifica l’intervento risolutivo appropriato. L’approccio farmacologico prevede un trattamento a base di colliri antibiotici a composizione cloramfenicolo o acido fusidico, un antibiotico batteriostatico. Una iniezione di corticosteroidi è prevista nel caso il calazio non retroceda con l’applicazione dei farmaci ad uso esterno.

Nei casi in cui il disturbo si configuri in formazioni eccessivamente grandi e resistenti ai trattamenti tradizionali diventa indispensabile l’intervento chirurgico che viene effettuato in anestesia locale e senza particolari problemi. L’intervento consiste nell’incisione del calazio nella zona interna alla palpebra al fine di non lasciare alcuna cicatrice visibile. Dopo il drenaggio dei vacuoli lipidici della cisti può essere rimossa anche l’intera ghiandola che ha generato il problema. Il recupero da tale intervento è rapido è privo di effetti collaterali importanti sebbene sia consigliato mantenere la zona coperta e lontana da polvere o fonti di infezione.

La cicatrice da calazio

La cicatrice da calazio è una conseguenza non comune legata a questo tipo di intervento. Difatti nella maggior parte dei casi il chirurgo dopo aver effettuato il currettage del calazio non inserisce punti di sutura per aiutare la lesione a cicatrizzarsi. Nei casi in cui il calazio è particolarmente grande vengono applicati dai 2 ai 5 punti di sutura nella parte interna della palpebra senza lasciare alcun segno sulla parte esterna del tessuto. L’intervento chirurgico, dunque, non genera alcun inestetismo definitivo se non un normale ematoma rapportato alle dimensioni iniziali del calazio. L’ematoma tende ad assorbirsi nel giro di pochi giorni senza lasciare alcuna traccia.

Ci sono rarissimi casi in cui il calazio sia trattato dall’esterno con conseguenze estetiche di vario tipo a secondo della dimensione del calazio e del tipo di intervento effettuato. Generalmente dall’esterno il chirurgo tende a limitare l’incisione o le incisioni a pochi millimetri senza dover ricorrere a punti di sutura mentre per le situazioni in cui è necessario procedere a incisioni più marcate la sutura può generare una cicatrice mediamente visibile sulla palpebra. Nel caso della palpebra superiore, grazie alla posizione ed alle particolarità della cute in quell’area, la cicatrice rimane poco visibile mentre nel caso della palpebra inferiore la cicatrice potrebbe presentarsi maggiormente visibile.

Per una corretta guarigione della lesione esterna è necessario un periodo di circa 2 settimane che possono essere accompagnati dall’utilizzo di pomate contenenti Coenzima Q10, vitamina E, Hamanelis e olio di Jojoba che possono vantare una azione antiossidante, antinfiammatoria, idratante e decongestionante. I prodotti, che vanno utilizzati solo dietro prescrizione medica, aiutano la cicatrizzazione prevenendo eventuali complicanze legate al processo stesso.

-          Brad Bowling, Kanski Oftalmologia Clinica, Edra, 2017.

-          Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.

-          Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

-          Rei Ogawa, Total scar managment, Springer, 2020.



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