Le Cicatrici

Cicatrice seno dopo quadrantectomia

Autore: dott.ssa Tania Basile  revisione  20/03/2023


La quadrantectomia, che cos’è?

La quadrantectomia è un intervento chirurgico conservativo (che permette cioè di salvare il seno),  adoperato nella rimozione delle neoplasie del seno che dall’inizio degli anni Ottanta ha preso il posto della mastectomia, l’asportazione completa della mammella. Come altri interventi chirurgici sul seno lascia come conseguenza cicatrici, più o meno, evidenti a seconda del tessuto rimosso.

Le cicatrici sul seno, oltre ad essere anti-estetiche e spesso causa di disagio, sono particolarmente delicate risultando sensibili sia al tocco che allo sfregamento con il tessuto. La sensazione di fastidio, prurito o dolore può anche comportare difficoltà nell’indossare il reggiseno o altri indumenti che esercitano una pressione nell’area.

La quadrantectomia prende il nome dalla suddivisione in quadranti del seno utilizzata dai medici per cui questo tipo di intervento sottolinea come sia solo una parte del seno ad essere rimossa insieme a parte del muscolo pettorale e del tessuto sano intorno al tumore/cisti.

Questa pratica ha preso piede tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 grazie al contributo tutto italiano dell’oncologo Umberto Veronesi che dopo un lungo studio capì la necessità di ridurre gli interventi di mastectomia giudicati troppo invasivi e spesso non necessari in neoplasie poco aggressive e prive di metastasi.


Quadrantectomia:  l’intervento chirurgico

L’intervento di quadrantectomia è utilizzato per rimuovere tumori dal diametro massimo di 2/3 centimetri; insieme al tumore viene rimossa parte del tessuto sano per ridurre i rischi che il carcinoma si ripresenti. Al contrario, nella tumorectomia viene rimossa solo una piccola porzione di tessuto sano mentre aumentano i rischi che il tumore possa ripresentarsi.

La quadrantectomia può essere effettuata in anestesia locale o generale e con una durata limitata e tollerabile. In alcuni casi il chirurgo può optare per lasciare dei piccoli tubicini che fuoriescono dalla cute per il naturale drenaggio dei liquidi che tendono a formarsi nella mammella come sangue, siero, ecc.

Sebbene l’intervento risulti di facile e sicura esecuzione possono presentarsi, in rari casi, effetti collaterali e complicazioni di varia entità benché non gravi. Le più comuni tra questo sono rappresentate dagli ematomi, l’infezione della ferita, insensibilità, formicolii o una cattiva cicatrizzazione che può essere anche causata da altre patologie che notoriamente creano uno squilibrio nella corretta guarigione delle ferite come diabete o tumori.

In assenza di complicanze, ed effettuate le operazioni di routine sulla ferita, il medico toglie i punti di sutura dopo 7–10 giorni dall’intervento. Il ritorno alla vita “normale” avviene nella prima settimana dall’intervento ovviamente previo parere del medico.

Per evitare inestetismi cicatriziali si possono mettere in atto una serie di misure come il massaggio dell’area cicatriziale, l’applicazione di creme emollienti specifiche per questo tipo di disturbi, evitare l’utilizzo di saponi particolarmente irritanti e contenenti sostanze chimiche dannose per la pelle, evitare l’esposizione al sole ed il contatto con tessuti eccessivamente duri o ruvidi.

Per evitare invece formicolii o insensibilità dell’area e del braccio è possibile mantenere il braccio in posizione elevata, come ad esempio su un cuscino, mentre dal secondo giorno è possibile effettuare qualche piccolo esercizio come la rotazione del capo, il movimento delle spalle ed il movimento passivo delle braccia nonché piccole e brevi passeggiate intorno al letto. Il movimento fisico può essere intensificato al rientro a casa sebbene è importante rimanere vigili su eventuali segnali d’allarme del dolore e del limite di mobilità e motilità.


Quadrantectomia: trattamento

Per quanto riguarda il trattamento mediante radioterapia, generalmente necessitano 5/8 settimane dall’intervento mentre è necessario rimettersi al parere medico nel caso in cui sia in corso chemioterapia o se il soggetto in questione ha più di 65 anni o problemi cardiaci importanti.

Comunemente il trattamento radioterapico è suddiviso in 20/25 sedute e può variare in base alle tecnologie utilizzate ed alla condizione del paziente. La radioterapia è fondamentale per ridurre i rischi di recidiva della malattia e si è dimostrata una tecnica risolutiva nel 95% dei casi limitando perciò le possibilità di ricaduta, a distanza di 10 anni, al 5%.


La mastectomia, che cos'è?

Di tutt’altra invasività e portata è la mastectomia ovvero l’operazione chiamata a rimuovere il seno a causa di una neoplasia maligna del seno o come prevenzione nei soggetti ad alto rischio di sviluppare un tumore per motivi genetici. Questo tipo di intervento è utilizzato quando la massa tumorale presente nel seno è importante per cui oltre alla rimozione del seno spesso si procede alla rimozione dei tessuti muscolari sottostanti e alla rimozione dei linfonodi ascellari.

La fase pre-operatoria, in caso di mastectomia, prevede chemioterapia e ormonoterapia chiamate rispettivamente ad ''uccidere'' la proliferazione cellulare tumorale e bloccare l’attività degli ormoni estrogeni ritenuti la principale causa della crescita del tumore al seno. Inoltre è necessario un check-up completo delle condizioni generali del paziente al fine di ottenere un quadro esaustivo sia sulla salute che sulla risposta alle terapie pre-operatorie.


Mastectomia: l'intervento

La mastectomia viene effettuata in anestesia generale e la durata dell’intervento è commisurata all’entità del tumore ed al relativo tessuto da rimuovere. L’intervento può includere anche un intervento di mastoplastica chiamata ad impiantare nella sede della mammella una protesi, di silicone o altro materiale, o del tessuto prelevato da altre parti del corpo. La ricostruzione del seno può avvenire anche in un secondo momento. Il ricovero in ospedale è di 4 giorni più o meno, mentre il recupero completo va dalle 3 alle 6 settimane.

Il principale effetto collaterale dell’intervento è il dolore, a causa della particolare sensibilità dell’area del seno, che può essere mitigato con una cura a base di antidolorifici. Nel caso il chirurgo abbia predisposto tubi di drenaggio per gli eventuali liquidi in formazioni si procede alla rimozione degli stessi dopo 24 ore o più giorni a seconda della condizione del paziente. La cicatrizzazione della ferita, anche in questo caso, necessita di qualche settimana mentre per gli inestetismi della cicatrice questi ultimi possono essere contenuti in caso di ricostruzione del seno durante la mastectomia. La chirurgia estetica, ad oggi, rimane la soluzione migliore per la riduzione degli effetti estetici della cicatrice al seno.

Sulla ricostruzione del seno sono sempre più le donne che decidono di fare a meno della mastoplastica ricostruttiva sia per motivi “ideologici” sia per motivi medici. Nonostante non vi sia una correlazione attestata sono numerosi gli studi che hanno messo in relazione le protesi al seno con il sieroma tardivo ovvero un’alterazione dei linfociti T del sistema immunitario nel liquido intorno alla protesi o nella capsula che rappresenta la cicatrice che si forma naturalmente intorno alla protesi. I sintomi di questo disturbo appaiono in genere dopo 6 mesi/ 1 anno dall’intervento e sono riscontrabili con un aumento del volume del seno accompagnato spesso da dolore. In presenza di tali disturbi è consigliabile rivolgersi al proprio medico per pianificare, eventualmente, le modalità di intervento per la risoluzione del problema.

Oltre alla presenza di tumori maligni di diversa entità il seno può essere interessato anche dalla presenza di fibroadenomi di natura benigna che si caratterizzano come noduli all’interno del seno facilmente individuabili attraverso la palpazione. Dopo il consulto medico e gli interventi di routine per verificare la natura del nodulo, il fibroadenoma, in moltissimi casi, non viene asportato e dunque viene lasciato all’interno del seno dove non pregiudica la funzionalità dello stesso ne implica lo sviluppo di una neoplasia maligna. Se il medico ritiene opportuno rimuovere il nodulo si procede con un intervento chirurgico in anestesia locale e in day hospital senza particolari complicazioni. La ripresa delle normali attività quotidiane è immediata mentre la cicatrizzazione della ferita segue il normale decorso completando la guarigione in poche settimane.

 

Fonti:

-                     Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.

-                     COMU. Collegio degli Oncologi Medici Italiani, Manuale di oncologia. Edizioni Minerva 2018.

 



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